top of page

NEWS

La transizione green dell’Europa? Una follia che rischia di affossare l’industria del Vecchio Continente

Image-empty-state.png

È oramai evidente a tutti che, fatto salvo l’indubitabile impatto positivo sull’ambiente, la transizione green - così come imposta dalla Commissione Europea - è inattuabile nei tempi previsti (Fit for 55), impraticabile per mancanza dei presupposti chiave (materie prime, terre rare, capitali) e conseguentemente dannosa per l’intero sistema industriale nel vecchio continente, portandolo potenzialmente - se non rivista - al collasso.
Partendo da considerazioni risalenti ai primi anni Duemila - tra cui banalmente l’aver considerato la disponibilità quasi illimitata delle materie prime in quanto commodities - l’intervista al prof. Flavio Tonelli - Università degli Studi di Genova - offre un quadro completo delle criticità del c.d. green new deal, colpevoli omissioni delle autorità europee, possibili vie di fuga e soluzioni per ristabilire un equilibrio nelle scelte da adottare.

3 gennaio 2023

Industria Italiana

OnRisk Report 2022

Image-empty-state.png

L’ultima edizione dell’OnRisk Report 2022, edito dall’Institute of Internal Auditors, evidenzia in ottica prospettica quali siano i cinque rischi per i quali si prevede un aumento della rilevanza nei prossimi tre-cinque anni: Cybersecurity, Talent Management, Disruptive Innovation, Cultura, Instabilità politico-economica.
L’aspetto che più preoccupa è legato al fatto che le organizzazioni sono rimaste molto indietro rispetto alla capacità di gestire rischi futuri, comprendendone le dinamiche e anticipandone gli effetti sui processi di business.

12 ottobre 2022

Institute of Internal Auditors

Best practice per le aziende manifatturiere

Image-empty-state.png

Quali le chiavi per comprendere la trasformazione digitale da integrare nelle organizzazioni, quali i pillars alla base della sua introduzione - come avvengono le connessioni (IoT, Cloud), come alimentare i processi decisionali (Augmented Reality, Smart Devices), come gestire i dati trasformandoli in informazioni (Analytics, Big Data) - attraverso un percorso che parte dal committment, abbraccia mindset e skills, per giungere ai key roles, quale frame operativo adottare, quali i processi operativi da interessare e con quale grado di pervasività.
Questi sono stati i temi che ho avuto il piacere di esporre nel corso dell’evento organizzato da Formula Impresoft il 18 maggio 2022, condividendo la roundtable con Andrea Pasotti (CSMT), che ha offerto un quadro dei principali orientamenti assunti dalla digital transformation oltre che di quali siano le richieste provenienti in tal senso dalle aziende, Fausto Bosi (CIO Marsilli Spa) e Gianluca Panseri (CEO Rotolificio Bergamasco), i quali hanno spiegato come è stato sviluppato e condotto il processo di trasformazione digitale nelle rispettive organizzazioni, focalizzate sul make to order, presidio della supply chain, centralità del cliente.

18 maggio 2022

Formula Impresoft

Blackout 2.0

Image-empty-state.png

Nel secondo appuntamento del concept BLACKOUT - inaugurato a ottobre 2021 - si vogliono mettere in relazione i lati più scoperti della gestione aziendale con gli elementi "sistemici" che connotano l'attuale scenario di crisi globale dei mercati.
Quali le possibili soluzioni e traiettorie per le imprese, partendo da un allineamento tra finance e procurement e ponendo al centro una visione strategica delle stesse.

“BLACKOUT 2.0 - Siamo ancora in tempo?”
a cura di: FineAdvisors S.r.l. e Riccardo Vincenzo Spinelli

15 marzo 2022

FineAdvisors | RVS

Crisi energetica: l'Italia è diversa?

Image-empty-state.png

Da tempo è in atto un allineamento dei tre fattori che maggiormente stanno condizionando l’andamento dell’economia a livello mondiale:
congestioni delle catene di fornitura, carenza e aumento dei prezzi delle materie prime, crisi energetica legata in particolare al gas.
Elementi a cui peraltro si aggiungono le tensioni inflazionistiche con valori che non si vedevano da molti lustri, oltre il 5% sia in area Euro che oltre Atlantico, e tutt’altro che temporanei.
Ognuno di essi porta con se delle logiche riflessioni sul come si opera e come si dovrebbe operare nelle organizzazioni, per porre in essere le soluzioni più opportune ad arginare questa sorta di “tempesta perfetta”, fornendo risposte e azioni declinate in un ottica di medio/lungo periodo.
È di tutta evidenza come siano necessarie delle azioni per governare e anticipare la corso al rialzo delle materie prime, non senza individuare quali siano i componenti critici nelle catene di distribuzione e comprendere come solo una concreta integrazione tra i processi interni può rappresentare un presidio al processo di approvvigionamento finanche sul mantenimento del cash flow.
Di converso diventa imprescindibili l’integrazione di un approccio risk based sulle catene di fornitura, mettendo in parallelo metodologie, dati e informazioni che possano consentire l’impostazione di strategie adeguate in ottica finanziaria: esempi ne sono il monitoraggio real time degli andamenti sui mercati delle principali commodities, la simulazione tramite modelli di AI dei possibili andamenti futuri e il loro impatto in termini economico-finanziari sui conti dell’organizzazione.
L’aspetto citato poc’anzi è ancor più essenziale se si pensa che sul fronte “essenzialmente” logistico - secondo previsioni prudenti seppur ragionevoli dell’Us Census Bureau - le carenze di capacità sui trasporti non potranno risolversi prima del 2023, sottesa l’esigenza di investimenti in tecnologia e formazione da parte degli attori della logistica e vista la difficoltà - per citare un esempio - sul fronte del trasporto container a sostenere da parte di compagnie di medie dimensioni noli oscillanti tra i 15.000-20.000 dollari, non dimenticandosi dell’entrata in vigore dell’indice di “efficienza energetica” per le unità di stanza lorda superiore a 400 tonnellate, che porterà a ulteriori allungamenti dei transit time.
A completare un quadro non semplice da “leggere”, si aggiunge un tema di competitività, nello specifico particolarmente delicato per le imprese italiane, legato al caro energia, che sta mettendo a dura prova la tenuta di interi settori, particolarmente quelli ad alta “intensità energetica”, vedi le manifatture pesanti e finanche quelle leggere.
Essendo la spesa energetica una componente primaria del costo di prodotto, appare del tutto improponibile - visti i livelli raggiunti - il ribaltamento di tale aumento esponenziale sui listini di vendita, tenendo conto che in Italia - elaborazione ISPI - il prezzo netto dell’elettricità per l’industria a gennaio 2022 ha raggiunto i 225 euro per MWh.
Fattore quest’ultimo su cui pesa senz’altro lo sbilanciamento italiano sul gas naturale, che assorbe il 42% del mix energetico, a cui altresì si aggiunge la pressione fiscale italiana sulla componente energetica (41%), non compensata a tutt’oggi dalle misure di sgravio, soprattutto se raffrontate a un paese diretto concorrente come la Francia.
Anche ove emergessero prossime azione volte a ridurre significativamente l’impatto della spesa energetica, si pone già ora il tema particolarmente delicato della competitività, ergo di tenuta del sistema industriale italiano, ove ad esempio - citando Alessandro Banzato, presidente di Federacciai - da inizio 2022 tale comparto ha perso il 20% della produzione causa i rincari dell’energia.

18 febbraio 2022

ISPI Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

Blackout

Image-empty-state.png

L’attuale scenario economico e geopolitico sta evidenziando quanto policy makers e finanche tessuto imprenditoriale siano spiazzati da fattori e dinamiche, generatesi e accompagnate dalle stesse politiche che entrambi hanno condiviso - "taluni" subito - negli ultimi 20 anni. Tale disorientamento è senz’altro poi favorito da un contesto in cui spesso le imprese - particolarmente le PMI - sono privi di quegli strumenti intangibili (formazione del management, percorsi di innovazione), volti a integrare sia una corretta lettura degli scenari pro futuro (prospettica), che la capacità di mappare adeguatamente i rischi di terze parti e di filiera, funzionali a dotare l’organizzazione di una struttura antifragile.
Le tensioni crescenti sui prezzi di materie prime, a cui si accompagna la carenza stessa delle commodities - alluminio, rame, piuttosto che legname o caffe - determina quel fenomeno definito di shortage - derivante da una carenza produttiva come da un’eccesso di domanda - che, esemplificando, sta colpendo drammaticamente il comparto dei chip (l’85% di tali componenti “strategici” è prodotto a Taiwan!) come quello della componentistica per l’automotive.
Tale fenomeno si amplifica ancor di più in un’economia massicciamente globalizzata e dipendente inevitabilmente dalla tecnologia - ove appunto pensare che la carenza di chip non provochi un effetto domino (snowball effect) è totalmente miope - e dalle supply chain, spesso molto ramificate ben oltre il primo tier di furnitura e dislocate nei paesi di consumo, che altresì con l’abbattersi del problema pandemico hanno rivelato la loro estrema fragilità (blocchi dei porti, interruzioni delle catene logistiche).
È fondamentale quindi comprendere come alcuni di tali fattori hanno natura temporanea - seppur non così di breve periodo come alcuni sostengono, ergo quantomeno fino a tutto il primo semestre 2022 - mentre altri sono del tutto strutturali alla trasformazione in atto dei mercati, basti pensare a quanto avviene oramai da tempo nella definizione su prezzi spot dei contratti energetici.
In questa fase le imprese hanno la necessità e - aggiungo - la grande opportunità di rimodellare i propri business model per affrontare gli anni a venire, contenendo nei propri bilanci gli effetti di una transizione economica, oltre che geopolitica, in atto, che abbandona vecchi paradigmi (crescita perpetua) e adotta nuove metriche (customer experience, processi a valore aggiunto, sostenibilità).

“BLACKOUT - Siamo fuori dal tunnel… o no?”
a cura di: FineAdvisors S.r.l. e Riccardo Vincenzo Spinelli

27 ottobre 2021

FineAdvisors | RVS

Agile, strategic and proactive: the new skills of the CFO

Image-empty-state.png

Competenze accompagnate da un "pensiero agile", una "visione strategica" e un "agire proattivo": la tecnologia è un (essenziale) veicolo. I CFO hanno l'onere di appropriarsi di tale "strumentazione", per estrarre col supporto del digital i dati necessari a guidare il business e orientare le decisioni. Ciò è parte del percorso evolutivo del CFO, processo che si è accelerato e impennato verticalmente negli ultimi dieci anni e che ha evidenziato la connotazione del ruolo in chiave strategica come business partner per il board e coach per il management posto a presidio dei processi. Una visione anticipatrice è fortemente legata alla conoscenza degli strumenti digitali, alla capacità di saper leggere la granularità dei dati per interconnettere orizzontalmente tutte le funzioni, ove in questo il ruolo di una Business Intelligence DSS diventa dirimente, integrando la "forza" del dato alla fase di decision making. Un elemento essenziale quest'ultimo, ancor più se inserito in scenari economici tutt'altro che stabili e allineati a una logica customer centric, in cui l'analisi prospettica real time è imprescindibile.

27 aprile 2021

Raconteur

I MATERIALI E LE ANIME, STRUMENTI E SCIENZA

Image-empty-state.png

Come l'innovazione digitale e la trasformazione energetica si compenetrano? Questa essenzialmente la domanda a cui il bellissimo articolo di Maurizio Erbicella su Fondazione Leonardo intende dare una risposta. Ragionare in termini di "umanesimo digitale" ci può far comprendere come il tema tecnologico sia al contempo necessario ma non sufficiente per ridisegnare modelli economici orientati alla sostenibilità, poichè lo stesso deve integrare nuove istanze di formazione in ambito imprenditoriale, oltre che una cultura scolastica in grado di intercettarle. Fin qui Il FinTech ha portato alla luce quanto la tecnologia stia contribuendo a cambiare radicalmente la finanza d'impresa, verso - ad esempio - modelli basati su piattaforme e al contempo connettendo prodotti, servizi e catene di fornitura. La trasformazione energetica è uno degli "altri" ambiti che possono beneficiare del digital, integrando in particolare big data, AI e ML, così come possono trarne "ricadute benefiche" i tessuti urbani delle città, i progetti infrastrutturali, i sistemi educativi e le politiche scolastiche. Elemento fondante di questa ideale "priamide", che coniuga sostenibilità, tecnologia e innovazione, rimane la centralità del fattore umano.

26 giugno 2021

Fondazione Leonardo Civilità delle Macchine

FinTech Europa: nei primi sei mesi 2021 più investimenti che in tutto il 2020

Image-empty-state.png

Il tema sono le evidenze al primo semestre 2021 della profonda trasformazione portata dalla tecnologia nell’ambito della finanza (FinTech), che si conferma come uno dei driver principali per puntare concretamente sulla ripresa economica del Vecchio Continente. Attrattività dell’ecosistema (fonte Dealroom.co) dimostrata dal livello d'investimenti fin qui nel 2021 (43,8 miliardi di euro), dal consolidamento di Klarna - società svedese - quale seconda FinTech privata al mondo per valore (45,6 miliardi di euro). Dinamicità che investe anche l'italia (da ultimo esempi virtuosi quali Banca AideXa e la piattaforma di SCF Deep Tier) e che necessita di un ulteriore allargamento al comparto PMI particolarmente su credito, pagamenti e data & analysis, tre pillars da integrare/presidiare alla luce degli orientamenti EBA/GL/2020/06, applicati sui nuovi finanziamenti dal 30 giugno 2021, e dalle disposizioni del nuovo CCII in vigore dal 16 marzo 2019.

21 giugno 2021

ADNKRONOS

The Biggest Companies in the World in 2021

Image-empty-state.png

È proprio il quesito finale che spinge a una lettura critica dell'articolo: continuerà ancora a salire con questo ritmo - dai minimi del marzo 2020 - il valore di capitalizzazione delle più grandi aziende al mondo, comunque sostenute fin qui da stimoli fiscali e da politiche monetarie "accomodanti" delle banche centrali, anche con la progressiva riapertura dei paesi?

10 giugno 2021

Visual Capitalist

Nei settori industriale, minerario, infrastrutture pubbliche, tlc il Covid non ha accelerato la digitalizzazione: 61% dei progetti rallentati

Image-empty-state.png

Un approfondimento che sintetizza puntualmente come la spinta verso la digitalizzazione, accelerata dalla crisi pandemica, sia tutt'altro che omogenea nei vari settori e legata principalmente alla creazione e allo sviluppo in primis di una cultura data driven nelle aziende, in grado trasformare il dato in informazioni necessarie all'assunzione di decisione strategiche per l'organizzazione.

19 maggio 2021

Industria Italiana

World FinTech Report 2021

Image-empty-state.png

Dal nuovo report 2021 sullo stato globale del FinTech - redatto da Capgemini - emerge il livello di maturità e di salute, in termini di profittabilità, raggiunto dall'intero ecosistema a tredici anni dalla Grande Recessione. Un grado di maturazione che vede oggi le FinTech quali competitors e partners al contempo degli incumbent, spingendoli ad accelerare su modelli digitali di business, con il 25% dei consumatori globali che richiede servizi più veloci e custom made.

26 maggio 2021

Capgemini

bottom of page